Verso l'integrazione del mercato elettrico europeo

{{item.title}}

L'Europa dell'energia incarna appieno le contraddizioni dell'Europa politica ed economica: un continente dove coesistono enormi potenzialità e problematiche di carattere strategico. Sebbene il Vecchio Continente possa vantare un mix di produzione energetica ben bilanciato, infatti, pesa ancora l'assenza di un mercato unificato, che rappresenterebbe una grande opportunità per incidere sulla sicurezza energetica e ridurre i costi dell'energia.

Tuttavia, la volontà di creare una strategia comune per decarbonizzare l'economia entro il 2050 e creare un mercato unico dell'energia rende l'Europa un player mondiale di primo piano.

La definizione di regole comuni permetterebbe di sfruttare la diversificazione tecnologica in maniera efficiente, rendendola disponibile a una più ampia area di consumo slegata dai confini nazionali o regionali. Il completamento del mercato interno dell'energia e i collegamenti infrastrutturali, inoltre, permetterebbero di reagire rapidamente a eventuali interruzioni di energia, dirigendo i flussi in tutta l'UE, se e quando necessario.

I Paesi del blocco centrale europeo, tra cui l'Italia, hanno già una rete di infrastrutture che permette interconnessioni sufficienti per sostenere nei fatti un mercato integrato dell'elettricità a livello continentale. Entro il 2030, comunque, le interconnessioni aumenteranno di un ulteriore 15%.

È stato il Consiglio Europeo a stabilirlo, lo scorso ottobre, confermando allo stesso tempo l'obiettivo del 40% di emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990, e quello sulle rinnovabili, che dovranno arrivare al 27% dei consumi finali di energia.

La crescita delle fonti rinnovabili per la diversificazione tecnologica richiederà tuttavia nuovi investimenti, per i quali sarà necessario che l'Unione Europea definisca un quadro regolatorio stabile, che guardi al mercato unico e che permetta di definire chiari segnali di prezzo nel lungo termine.