Crowd4Africa, stampanti 3D al sole

Crowd4Africa, stampanti 3D al sole

Enel ha donato 360 pannelli fotovoltaici 3SUN per alimentare il Lacor Hospital, nord dell’Uganda, dove stampanti 3D produrranno pezzi di ricambio riciclando rifiuti di plastica. Un progetto in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e che crea valore condiviso a lungo termine.

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I pannelli solari sono appena arrivati. Due mesi di viaggio in nave, poi su camion: partenza da Catania, destinazione il St. Mary’s Lacor Hospital, nord dell’Uganda.

Il continente africano si può aiutare in molti modi. L’idea al centro del progetto Crowd4Africa è insieme semplice e geniale. L’ha avuta un gruppo di studenti e genitori dell’Istituto Massimo di Roma, l’anno scorso, per aiutare la Fondazione Corti che finanzia l’ospedale. Tappi di bottiglia, lattine, contenitori di plastica non finiranno nei rifiuti ma saranno riciclati e, attraverso il lavoro di un paio di stampanti 3D, trasformati in pezzi di ricambio e protesi per l’ospedale. I 360 pannelli fotovoltaici 3SUN, arrivati dall’Italia e donati da Enel, chiudono il cerchio e contribuiranno all’auto-produzione di energia indispensabile all’ospedale per funzionare: con una potenza di 130W ciascuno, alimenteranno la pompa principale che serve per estrarre dalla falda tutta l’acqua necessaria e ad aumentare la copertura del fabbisogno energetico dei centri periferici di Opit, Amuru e Pabbo. Tutto sostenibile, tutto pulito, tutto a costo e impatto quasi zero.

 

“Negli anni il Lacor Hospital ha ricevuto preziose donazioni in natura che gli hanno permesso di continuare a garantire al maggior numero di persone e al minor costo le migliori cure possibili nel contesto ugandese. I pannelli fotovoltaici ricevuti da Enel, che ringraziamo di cuore, vanno in questa direzione: costituiscono un importante tassello nell’ottica di sviluppo di una struttura che sta diventando sempre più autosufficiente anche in termini di sostenibilità”
Dominique Corti, presidente Fondazione Piero e Lucille Corti onlus
 

I vantaggi sono potenzialmente enormi. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) più di 20 milioni di persone nel mondo hanno bisogno di protesi ortopediche, ma appena il 2 per cento ne può usufruire. Solo in Uganda 200mila bambini aspettano una protesi e anche la sostituzione dei pezzi di ricambio degli ospedali rappresenta un problema. Meglio produrli a chilometro zero attraverso l’uso di stampanti 3D, come raccomanda l’Onu. Si eliminano le spese di trasporto, si tagliano i tempi di attesa e di produzione, si riducono i costi.

Enel ha deciso di collaborare al progetto Crowd4Africa anche perché risponde perfettamente agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati dall’Onu e condivisi dal Gruppo, in una logica di creazione di “valore condiviso”: assicurare l’accesso a una energia sostenibile (SDG 7), sostenere l’education (SDG 4) e la salute (SDG 3); promuovere l’occupazione e una crescita economica inclusiva, sostenibile e duratura (SDG 8) basata sul riciclo/riduzioni emissioni CO2 (economia circolare) in mercati emergenti.

Infine, il modello è facilmente replicabile, come potrebbe avvenire presto al centro Caritas di Kenge in Congo, dove un solo medico (l’italiana Chiara Castellani) assiste 150mila persone.

Il St. Mary’s Lacor Hospital rappresenta una delle poche speranze di guarigione per migliaia di persone nell’Africa sub-equatoriale: ogni anno cura 290mila pazienti, per l’80 per cento bambini e donne. Non essendo a scopo di lucro garantisce assistenza medica a tutti: chi non è in grado di pagare viene curato gratuitamente, per chi paga le tariffe non superano il 25 per cento dei costi.

Anche dal punto di vista ambientale il Lacor Hospital è un modello. “Depurazione delle acque reflue, trattamento dei rifiuti ospedalieri tossici, sostituzione di lampade al neon e a incandescenza con lampade a led, alimentazione con energia solare: il Lacor sta diventando sempre più verde. - spiega Dominique Corti - Grazie al dipartimento tecnico dell’ospedale, poi, abbiamo la certezza che i pannelli donati da Enel verranno installati, resi funzionanti e ne verrà garantita la manutenzione. Una garanzia  non sempre scontata nel contesto africano”.

Nemmeno la consegna di protesi e pezzi di ricambio è scontata. In Africa sta diventando sempre più critico inviare aiuti umanitari in aree disagiate. Secondo una ricerca dell’Onu pubblicata due anni fa, il 60-80 per cento del budget degli aiuti è assorbito dai costi di spedizione dei materiali nelle aree di intervento.

Il sistema messo a punto dal team della scuola romana è a portata di tutti. Una tritatrice sbriciola la plastica, un estrusore la fonde e crea un filo plastico che, grazie a un paio di computer e a tre stampanti 3D, viene trasformato in protesi e pezzi di ricambio. Per coprire le spese in tecnologia è bastata una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding Eppela. Le buone idee, spesso, camminano da sole.