Columbia University, verso un futuro a zero emissioni

Columbia University, verso un futuro a zero emissioni

Alla Columbia University si è parlato di riscaldamento globale e di misure necessarie per mettere in pratica ciò che è stato stabilito da un’altra conferenza, quella delle Nazioni Unite sul clima di Parigi, nel dicembre 2015.

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In una delle sale conferenza della Columbia University, fra le mura che hanno visto laurearsi tre presidenti degli Stati Uniti (Theodore Roosevelt, Franklin D. Roosevelt e Barack Obama) ma anche insegnare un premio Nobel per la Fisica come Enrico Fermi, per due giorni si è parlato di riscaldamento globale e di misure necessarie per mettere in pratica ciò che è stato stabilito da un’altra conferenza, quella delle Nazioni Unite sul clima di Parigi, nel dicembre 2015.

Lo hanno fatto economisti, presidenti e CEO di grandi aziende internazionali, rappresentanti delle istituzioni e giuristi di alto livello. Insieme hanno guardato al presente ma anche al futuro immediato. Ovvero al Marocco, dove dal 7 al 18 novembre è in programma COP22, la nuova conferenza Onu sul clima, durante la quale sarà tracciata la roadmap per il futuro sostenibile del nostro pianeta. La strada che collega Parigi a Marrakech ha deviato per 48 ore in direzione di New York.

“Tutte le società con impianti di generazione che producono CO2 hanno visto ciò che è successo a Parigi – ha detto il CEO Enel Francesco Starace, intervenuto all’ateneo newyorchese nel panel The Future For Fossil Fuels – Il mondo per la prima volta si è messo storicamente d’accordo: il cambiamento climatico è reale ed è causato dall’attività umana. Investire per realizzare un’infrastruttura che genera emissioni di gas serra, e che deve funzionare necessariamente per i prossimi 30 anni, è una decisione estremamente avventata. Un rischio che aumenta nel tempo, e dunque poco razionale”.

 

Strategie fondate sulla sostenibilità

Con il proposito di individuare strategie e suggerire le misure necessarie per consentire alle aziende di contrastare il riscaldamento globale, i partecipanti al convegno hanno discusso della sostenibilità come sistema di business: “Le società che operano unicamente nel settore della generazione termica – ha aggiunto Starace – devono cercare altre soluzioni competitive dal punto di vista dei costi. La trasformazione non può avvenire dal giorno alla notte, ma in ogni caso nell’arco dei prossimi dieci anni. È come se stessimo di fronte a due orologi: il primo che guarda al futuro, e misura gli scenari delle nostre ricerche nel campo della tecnologia e dell’innovazione; il secondo che, riportandoci al presente, ci ricorda che dobbiamo investire adesso, subito. Mi viene in mente l’immagine di una persona che mentre si sottopone a un trapianto di cuore, gli chiedono di andare a vincere la maratona: una sfida difficilissima”.

Il concetto di velocità, dunque, è diventato centrale per tutte le grandi imprese che guardano a un’economia globalizzata. “Anche i nostri progressi in campo tecnologico si sono velocizzati – ha detto Francesco Starace – in dieci anni siamo riusciti a ottenere il cinquanta per cento in più di energia elettrica dal vento: tutto questo grazie alle innovazioni nel settore dell’eolico”. Le aziende dell’era digitale non sono soltanto più veloci rispetto a un tempo, sono anche più agili, leggere, essenziali, con margini di rischio inferiori e investimenti a breve termine.

Per questo ora è il momento di passare all’azione, di tradurre in fatti concreti i buoni propositi emersi al COP21. “C’è la necessità – ha spiegato Lisa Sachs, organizzatrice della Conferenza Annuale – di tradurre l’accordo di Parigi, che rappresenta un successo storico, in azioni specifiche, soprattutto a livello aziendale”.

 

“Questa è stata la prima volta in cui i top manager delle principali utility ed esperti del settore energetico si sono incontrati per trovare soluzioni e mettere in pratica quanto deciso alla COP 21”

 

Nel panel d’apertura, oltre a parlare di transizione energetica verso le fonti green e di incentivi necessari per garantire una distribuzione capillare delle rinnovabili, si è dibattuto su possibili strategie a lungo termine per ciò che riguarda i combustibili fossili. “Le aziende hanno di fronte due opzioni – ha detto il CEO Enel – o spegnere gradatamente queste centrali, oppure sostituirle con infrastrutture a energia rinnovabile. Il futuro degli impianti a carbone? È una parte tradizionale del mix energetico di quasi tutti i Paesi industriali. Per ciò che riguarda il gruppo Enel, abbiamo fatto un’analisi puntuale impianto per impianto: alcuni sono alla fine del ciclo di vita utile e verranno chiusi, altri potranno continuare a produrre fino a fine ciclo, a patto di continuare a investire in ambientalizzazioni. Il nostro progetto Futur-E prevede infatti la dismissione di 13 GW di capacità installata da fonti fossili in Italia”.

 

“Una cosa è certa non costruiremo nuovi impianti a carbone. Essendo una tecnologia rischiosa per il futuro, non rappresentano un investimento redditizio”

 Francesco Starace, CEO Enel

 

“Il gas naturale? Da circa 20 anni ha un ruolo alternativo, se ne parla come un combustibile di transizione, ma è ancora soggetto a una forte volatilità di prezzo che gli impedisce di diventare maturo e affidabile per un portafoglio energetico che guardi il lungo termine” ha concluso il CEO Enel.

 

La parola alla COP22, in Marocco

Appuntamento dunque dal 7 novembre a Marrakech. Per il presidente della COP22, Salaheddine Mezouar, la conferenza rappresenta “un’opportunità per dar voce ai Paesi più vulnerabili, in particolare gli Stati africani e quelli insulari. È urgente agire su questi temi, che sono legati a stabilità e sicurezza”, ha dichiarato, promettendo che la COP22 sarà votata all’azione.

Quell’azione che Enel ha già avviato con l’impegno a contribuire in maniera concreta a quattro dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: l’accesso all’energia, l’incremento dell’educazione scolastica, il contributo allo sviluppo socio-economico delle comunità in cui il Gruppo opera e la lotta al cambiamento climatico, con il traguardo della carbon neutrality previsto entro il 2050.