Formula E a Punta del Este: il lato luminoso della Forza

Formula E a Punta del Este: il lato luminoso della Forza

La sesta gara di Formula E, a Punta del Este, in Uruguay, ha confermato che il campionato delle auto elettriche è il miglior ambasciatore della mobilità del futuro, grazie a Enel. Premiati anche i 24 ragazzi vincitori di PlayEnergy.

Per Jorge Valdano, l’ex allenatore e calciatore argentino campione del mondo, si sarebbe dovuto mettere delle porte di calcio alle frontiere dell’Uruguay: in questo modo al visitatore sarebbe stato chiaro che il paese “altro non è che un gran campo di football con l’aggiunta di alcune presenze accidentali: alberi, mucche, strade, edifici”.

Lo scorso 17 marzo, invece, è bastato delimitare alcune vie di Punta del Este, la cittadina in riva all’Atlantico che alcuni chiamano “la Monte Carlo del Sudamerica”, per creare un circuito automobilistico. E qui (su un tracciato di 2,8 chilometri e 20 giri) si è corsa la sesta gara del Gran premio di ABB FIA Formula E, il campionato di auto elettriche giunto alla quarta stagione e tornato dopo due anni nel paisito, la nazioncina, questo fazzoletto di poco più di 170mila chilometri quadrati che pare infilato a forza fra il Brasile e l’Argentina. Gara che, per la cronaca, si è aggiudicato Jean-Eric Vergne del team cinese Techeetah, attualmente in testa alla classifica con 27 punti di vantaggio.

A parte i grattacieli bianchi modello Monte Carlo, Punta del Este è puro cielo, puro oceano, dune di sabbia e pianure sconfinate che si estendono appena oltre l’ultimo edificio. Ci sono giorni in cui l’energia della natura – le sferzate del vento, la violenza delle onde e le tempeste di fulmini – è travolgente. E le monoposto elettriche della FE, lanciate a più di 200 chilometri orari sui rettilinei del circuito cittadino a pochi passi dal mare (in teoria potrebbero raggiungere i 280 all’ora, ma si è scelto di limitarle a 230), quel sabato di fine estate sfrecciavano come un’altra folata di maestrale, un’altra scarica di saette, pura velocità senza rumore, pura energia cinetica senza emissioni.

È, per così dire, il lato luminoso della Forza, la dimostrazione che la potenza non ha più bisogno di inquinare, in definitiva lo scopo ultimo per cui è stata creata la Formula E. Lo stesso del nostro Gruppo che del campionato è Official Power Partner. “Ci siamo associati alla FE - ha detto Chris Regan, il capo progetto di Enel - perché le nostre visioni sono perfettamente coincidenti: la necessità di agire in fretta per preservare il futuro, di rendere il pianeta un posto migliore e di creare stili di vita più sostenibili. Come Formula E, anche noi abbiamo sempre pensato che la mobilità elettrica sia fra le migliori leve di cambiamento per raggiungere questi obiettivi. E nel campo della mobilità elettrica, la Formula E è il miglior laboratorio di sperimentazione”.

Se ne stanno rendendo conto in molti. Manuel “Manolo” Ortiz, direttore delle operazioni di FE, ha osservato: “Nella storia dell’automobilismo sportivo non c’è mai stato nessun campionato che in così poco tempo abbia raggiunto un numero tanto elevato di spettatori, di sponsor e di marche di automobili quanto il nostro. Riguardo ai costruttori, sono così tanti a gareggiare perché tutti sono convinti che il futuro dell’auto sia elettrico, e la loro presenza in FE non serve tanto a vincere, quanto a poter mettere a punto nuove tecnologie da applicare ai prodotti commerciali”. Questo, peraltro, è esattamente ciò che stiamo facendo in Enel.

Nel giro di quattro anni il Gran premio di FE, che agli albori era additato - ricorda Ortiz - come “l’iniziativa di quattro pazzi visionari che non avrebbe mai preso piede”, si è evoluto nella Silicon Valley della mobilità elettrica, dove già competono alcune delle principali case automobilistiche e di fronte alla cui porta, per la prossima stagione, sono in fila BMW, Nissan, Mercedes e Porsche. Non solo: anche le città si contendono l’opportunità di ospitare una gara, che non è semplicemente uno spettacolo ad alto tasso di adrenalina, ma la testimonianza più efficace per convincere la gente che la mobilità elettrica non è una chimera, bensì un presente molto tangibile.

“Siamo orgogliosi di essere in Uruguay” ha detto Ortiz presentando la serie ai 24 studenti vincitori del concorso PlayEnergy organizzato da Enel, che in premio hanno avuto un posto in tribuna per assistere alla gara. “Siamo in un paese piccolo, non ricco, per il quale è certamente un notevole sacrificio accoglierci. Eppure le autorità hanno voluto a tutti i costi che fossimo qui, perché comprendono l’importanza divulgativa di questo campionato.”

In effetti, un campo da calcio è un po’ come uno da golf: si fanno meno danni ad attraversarlo con un veicolo elettrico.