Così le rinnovabili renderanno stabile il prezzo dell’energia

Così le rinnovabili renderanno stabile il prezzo dell’energia

Con il Green Deal l’Europa punta a raddoppiare entro il 2030 la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Anche per evitare che i cittadini europei debbano far fronte a bollette elettriche troppo alte, dovute alla dipendenza dal gas.

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Nella corsa contro il tempo per mitigare i cambiamenti climatici, l’Europa ha assunto da anni un ruolo guida, con provvedimenti innovativi e iniziative ambiziose. Ultima in ordine di tempo, lo scorso luglio, è stata la presentazione da parte della Commissione Europea del Green Deal, un grande piano che prevede, tra gli altri, il pacchetto “Fit for 55”, cioè la riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni climalteranti.

Tra le misure indispensabili per raggiungere l’obiettivo, viene indicata all’interno dell’Unione quella di un imponente piano di potenziamento delle fonti rinnovabili, che entro 10 anni dovrebbero arrivare a contribuire per il 40% al fabbisogno di energia degli stati membri. Attualmente la quota è del 20%.

 

Bollette in aumento

Il riequilibrio del flusso dei commerci a livello globale ha determinato anche un aumento dei costi del petrolio e del gas naturale con una conseguenza che sarà presto visibile molto concretamente ai cittadini europei: un aumento sostanzioso delle bollette per il riscaldamento e per l’energia elettrica a causa della forte dipendenza dal prezzo del gas. Ad anticipare questo spiacevole trend è stato, tra gli altri, Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione Europea, in occasione del discorso con cui ha aperto ufficialmente il dibattito plenario sul Green Deal al Parlamento Europeo, lo scorso 14 settembre.

 

Dipendenza dal gas naturale

“L’unica cosa che non possiamo permetterci - ha osservato Timmermans - è di contrapporre gli aspetti sociali a quelli climatici. Un rischio che pare molto concreto, ora che stiamo affrontando una discussione sulla crescita dei prezzi nel settore energetico. Solo circa un quinto di questi aumenti può essere attribuito ai costi maggiori per l’abbattimento dell’anidride carbonica. Il resto è la conseguenza dello shortage [del gas, ndr] sul mercato. L’ironia è che se avessimo avuto il Green Deal cinque anni fa, ora non ci troveremmo in questa posizione, perché avremmo avuto meno dipendenza dalle fonti fossili e dal gas naturale. Abbiamo visto tutti, durante questa crisi dei prezzi dell’energia, che quelli legati alle fonti rinnovabili sono rimasti invece bassi e stabili”.

 

Rinnovabili e Mercato Libero

Secondo Carlo Tamburi, Direttore Italia del gruppo Enel, “negli ultimi anni le fonti rinnovabili sono passate da circa il 30 al 37% della produzione e questo ha consentito un minore ricorso al gas, dunque l’incremento attuale del suo prezzo si applica su quantità minori di energia. Se avessimo mantenuto lo stesso mix di generazione del 2009, oggi il costo all’ingrosso di un megawattora non sarebbe di 98 euro ma di 111 euro”.

Su questo punto - prosegue Tamburi - “per limitare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, la soluzione è accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, che rappresentano un fattore calmierante dei prezzi. La risorsa naturale è gratuita e rende meno dipendente non solo l’Italia, ma tutta l’Europa dall’approvvigionamento dall’estero”.

I consumatori hanno la possibilità di tutelarsi passando al mercato libero e scegliendo soluzioni che propongono un prezzo dell’elettricità fisso, fino a 24 mesi.

 

Sole e vento per essere autonomi

Il caso italiano è emblematico dell’uso ancora troppo limitato che si fa in Europa delle fonti rinnovabili. In Italia, infatti, il sistema elettrico dipende ancora per il 45% dal gas naturale, che per il 90% viene importato. Ma in tutta l’Unione la situazione non è molto diversa. Secondo le più recenti statistiche elaborate da Eurostat, nel 2019 i 27 hanno consumato il 4,2% in più di gas naturale rispetto al 2018, con una quota di importazione dell’89,5%, rispetto all’83,8% sempre del 2018.

 

In futuro costi sempre più bassi

Mentre l’Europa si affidava sempre di più al gas naturale per produrre energia elettrica, si esponeva contemporaneamente all’alta volatilità dei prezzi di questa materia prima. L’alternativa a questa situazione è continuare a perseguire la via della decarbonizzazione e accelerare lo sviluppo delle rinnovabili lavorando di concerto con le diverse istituzioni che possono essere incluse e coinvolte in questo importante processo; e in tal senso un’indicazione su come poter collaborare al raggiungimento degli obiettivi per la decarbonizzazione al 2030 la suggerisce lo stesso Carlo Tamburi spiegando come, per l’Italia in particolare, “è necessario far funzionare le aste sulle rinnovabili e ridurre i tempi della autorizzazioni”.