La crisi degli anni Settanta stimola l’innovazione: nascono eolico e solare

La crisi degli anni Settanta stimola l’innovazione: nascono eolico e solare

Prosegue il nostro viaggio nei 60 anni di Enel. La crisi energetica provocata dalle tensioni in Medio Oriente nel 1973 sostiene la ricerca dell’efficienza e l’innovazione tecnologica. Le sperimentazioni all’avanguardia per l’eolico e il solare.

Per il mondo occidentale, e per l’Italia in particolare, l’autunno del 1973 segna un brusco risveglio. Dopo quasi tre decenni di crescita economica pressoché ininterrotta, arriva la prima vera grande crisi energetica del mondo moderno. A provocarla è la guerra dello Yom Kippur, che nell’ottobre di quell’anno vede Egitto, Siria e altri Paesi arabi attaccare Israele. L’intervento delle due superpotenze - Usa e Unione Sovietica - porta a un rapido cessate il fuoco, nel giro di due settimane. Ma i Paesi produttori di petrolio riuniti nell’Opec, il cui peso nel mercato del greggio era cresciuto notevolmente nel decennio precedente, decidono un’inedita - fino ad allora - ritorsione verso i paesi occidentali che avevano sostenuto Israele, compresa l’Italia: l’embargo petrolifero.

 

Il peso della dipendenza dagli idrocarburi e l’austerity

L’impennata dei prezzi del greggio è immediata: all’inizio del 1974 il prezzo medio di un barile quadruplica, da 3 a 12 dollari. L’Italia si scopre tra i Paesi più vulnerabili, perché è uscita dal decennio precedente fortemente dipendente dagli idrocarburi: l’olio combustibile pesa per il 60% della produzione elettrica, contro una media europea del 30%. In pochi mesi, l’incidenza dei carburanti sul prezzo finale dell’energia raddoppia, passando dal 15% al 30%.

Inizia la cosiddetta austerity. È il tempo delle domeniche a piedi e delle targhe alterne, ma anche di molte misure per ridurre il consumo domestico e commerciale di energia elettrica. Riduzione dell’illuminazione pubblica, chiusura anticipata di uffici e negozi, abbassamento della tensione che arriva nelle case.

Il periodo più duro dell’austerity è relativamente breve, perché l’embargo termina nel marzo 1974 con un nuovo accordo tra Usa e Arabia Saudita. Ma il messaggio è arrivato. Diversificare rapidamente le fonti di energia, puntando su quelle per cui l’Italia dipende meno dalle importazioni, appare un imperativo. La politica italiana lo mette nero su bianco con il Piano Energetico Nazionale, preparato dal Ministero dell’Industria nel 1975 e approvato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) alla fine di quell’anno. Il piano dedica un’intera sezione alle “Fonti energetiche alternative”, come la geotermia, e un’altra allo sviluppo del nucleare. Enel raccoglie la sfida, iniziando un percorso di innovazione tecnologica e sperimentazione che continuerà per tutti i decenni successivi, preparando il terreno all’attuale maturità delle fonti rinnovabili.

 

Un nuovo corso per l’energia

Il nuovo corso si traduce in un rinnovato slancio sull’idroelettrico, che già aveva un ruolo importante nel mix energetico italiano e che rappresenta ancora oggi la quota preponderante (40%) delle energie rinnovabili in Italia. Nascono nuove centrali come quella del Taloro, realizzata tra il 1972 e il 1978 sfruttando il dislivello tra i laghi artificiali di Gusana e Cucchinadorza, in provincia di Nuoro. Un impianto innovativo, reversibile, in cui l’acqua può essere anche portata dal lago inferiore a quello superiore, accumulando così energia potenziale che può diventare energia elettrica aggiuntiva nei momenti di bisogno.

Dura per tutti gli anni Settanta, fino all’inaugurazione nel 1982, la costruzione dell’impianto idroelettrico più grande d’Italia, a Entracque in provincia di Cuneo, dedicato all’economista e presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi. Due dighe, 42 milioni di metri cubi d’acqua, una potenza complessiva di 1,3 GW, pari a quella assorbita dall’intera provincia di Torino. Un imponente lavoro di costruzione che Enel conduce con attenzione all’impatto sul paesaggio e le popolazioni locali.

Enel dà contributi tecnologici fondamentali per lo sviluppo del nucleare italiano, scelta obbligata in quel momento storico. Alle centrali già esistenti di Latina, Garigliano, Trino Vercellese, si aggiunge nel 1977 quella di Caorso, la più grande centrale italiana. Nel 1982 iniziano i lavori per quella di Montalto di Castro e viene avviata la progettazione di ulteriori impianti. Un percorso che si interromperà nel 1987, in un contesto storico molto diverso, con il referendum seguito all’incidente di Chernobyl. Ma che in quella fase contribuisce a un primo, importante sforzo di decarbonizzazione dell’economia italiana.

 

Il futuro nelle rinnovabili

Gli anni Settanta vedono svilupparsi poi sperimentazioni all’avanguardia su eolico e solare, che si concretizzano all’inizio del decennio successivo. Nel 1981 Enel inaugura ad Adrano, vicino a Catania, un innovativo impianto di generazione termoelettrica da concentrazione solare, la torre solare Eurelios da 1 MW. Una sperimentazione che durerà quattro anni e fornirà importanti dati per i successivi sviluppi delle tecnologie solari. Nel 1984, sull’isola di Vulcano, sorge la centrale fotovoltaica più grande d'Italia, su una superficie di 4.350 metri quadrati e capace di produrre 80 kilowatt con 2.000 moduli fotovoltaici al silicio realizzati da aziende italiane. Sempre nel 1984 nasce la “città del vento” di Alta Nurra in Sardegna, un impianto eolico in grado di alimentare circa 800 appartamenti. È il primo impianto eolico in Europa collegato direttamente alla rete centrale, un sistema complementare e integrato con le fonti energetiche tradizionali.

Quell’impegno pionieristico sulle rinnovabili cresce nel corso dei decenni e diventa poi strutturale con la nascita di Enel Green Power nel 2008. Protagonista mondiale nella crescita delle fonti rinnovabili, il Gruppo ha oggi oltre 1200 impianti in tutto il mondo per una capacità complessiva di oltre 58.000 MW. Nel 2021, EGP ha aggiunto oltre 5.000 MW di nuova capacità rinnovabile, compresi per la prima volta 220 MW di batterie: lo sviluppo di tecnologie avanzate per l’immagazzinamento dell’energia è infatti la chiave per stabilizzare la produzione delle fonti rinnovabili intermittenti.

La scala dei nuovi progetti è imponente, sia dal punto di vista quantitativo, sia dell’innovazione tecnologica. È il caso del grande parco eolico tra Teruel e Saragozza in Spagna, 500 MW a cui si sono aggiunti recentemente altri 180 con la nuova centrale TICO. O della 3Sun Gigafactory di Catania, la più grande fabbrica per la produzione di pannelli solari d’Italia e una delle più grandi d’Europa, inaugurata nel 2011 e che presto moltiplicherà la sua capacità di produzione fino a 3 GW.

Lo scenario del 2022 ha molte analogie con quello del 1973: forti tensioni geopolitiche che determinano un conflitto regionale ma con effetti globali sui mercati energetici a causa dell’uso dei combustibili fossili quale strumento di pressione internazionale. Rispetto a trent’anni fa, la consapevolezza che la diversificazione delle fonti energetiche non è più rimandabile è acuita dall’evidenza del cambiamento climatico in atto. Per il settore dell’energia, un profondo cambiamento è ancora una volta la strada obbligata. Ed Enel, proprio grazie al percorso iniziato a metà degli anni Settanta, si trova ancora una volta in condizione di avere un ruolo di guida in questa transizione.