Accesso all'energia, una strategia contro il cambiamento climatico

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Per essere efficace, la lotta al riscaldamento globale deve coinvolgere trasversalmente i governi, l'industria, le organizzazioni e tutta la popolazione. Tra i principali risultati dell'accordo sul clima di Parigi, definito un anno fa alla XXI Conferenza dell'Onu sul clima (COP21), c'è anche quello di aver rovesciato l'approccio istituzionale al problema, coinvolgendo direttamente tutti gli attori in campo in un progetto allargato.

Come agire in modo concreto per raggiungere gli ambiziosi obiettivi per mitigare il cambiamento climatico (mantenimento dell'incremento della temperatura globale entro i due gradi centigradi), definiti dall'accordo, è stato il tema centrale del COP22 che si chiude oggi a Marrakech, in Marocco.

Gli effetti del riscaldamento globale impattano direttamente sulle comunità e sulle persone, determinando problemi sociali sia a livello locale che globale. In questo quadro il tema dell'accesso all'energia, settimo dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu, diventa particolarmente rilevante per il contrasto ai cambiamenti climatici.

“L'accesso all'energia, l'SDG 7, è secondo noi il più importante dei 17 SDG, non solo perché produciamo e distribuiamo energia, ma perché è trasversale rispetto a tutti gli altri SDG, dedicati all'uso sostenibile dell'acqua, allo sviluppo dei territori, all'educazione e all'accesso alla comunicazione”, ha sottolineato Maria Cristina Papetti, Head of Sustainability Projects and Practice Sharing di Enel, intervenendo al side event, nell'ambito di COP22, dal titolo “Italy and Africa working towards energy access and sustainability: Opportunities, Challenges and Best Practices in achieving SDG 7”. Un incontro promosso dal ministero degli Affari Esteri italiano, insieme a quello dell'Ambiente italiano, e in collaborazione con Kyoto Club, Enel, Terna, Eni ed Enea.

L'Africa è il continente rappresentativo di questo tema: ha un potenziale energetico apparentemente infinito, ma ancora non utilizzato. Allo stesso tempo, secondo i dati dell'Agenzia internazionale per l'energia, è il continente dove oltre 635 milioni di persone non hanno ancora accesso all'elettricità. Una carenza che ha ricadute negative sulla salute delle persone, sulle possibilità di crescita, di accesso all'educazione e di opportunità per uscire dalla povertà.

Par superare “l'energy divide”, ha spiegato Papetti illustrando i diversi progetti promossi in Africa e non solo dal nostro Gruppo, è fondamentale “lavorare insieme a tutti gli attori in campo per garantire l'accesso a un'energia affidabile a portata di tutti e promuovere un uso efficiente dell'energia, per assicurare un sviluppo socio-economico sostenibile”.

Non si tratta solo quindi di portare l'energia alle popolazioni che non vi hanno ancora accesso, ma di metterle in condizione di utilizzare tecnologie innovative per poter disporre di energia a ridotto impatto per l'ambiente.

“Per farlo - ha precisato Papetti – Enel ha incluso la sostenibilità nella propria strategia di crescita, facendone la nostra bussola. Questo significa non solo rendere sostenibile e innovativo il modo in cui costruiamo i nostri impianti e portiamo l'energia nel mondo, ma anche come la rendiamo affidabile e conveniente. È con questo obiettivo che siamo alla continua ricerca di tecnologie innovative, nel settore delle rinnovabili, ma anche nelle soluzioni off-grid, per elettrificare aree del mondo che difficilmente potranno essere connesse alla rete”.

Diversi inoltre sono i progetti, ha ricordato Papetti, che ci vedono impegnati per abilitare le comunità più isolate ad accedere all'energia: “Il nostro obiettivo è formare queste persone per far sì che da sole possano trovare il modo di accedere a un'energia sostenibile, una volta acquisite le competenze di base. Oggi, grazie all'innovazione, possiamo mettere nelle mani delle persone queste tecnologie, responsabilizzandole e rafforzando le loro capacità”.