Mobilità elettrica, l’Europa che respira

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Un agente inquinante si aggira per l’Europa. Mentre le emissioni di gas serra sono scese fra il 1990 e il 2015 nell’industria, nell’edilizia e nell’energia, l’unica eccezione, in controtendenza, è il settore dei trasporti, dove sono aumentate del 20%. Un fenomeno che non solo mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei sulla difesa del clima, ma compromette la salute dei cittadini e la qualità della vita: ogni anno, solo nell’Unione Europea, 400mila persone muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico, prodotto in buona misura proprio dai trasporti.

Sono dati che richiedono l’adozione di misure efficaci. Il consenso è unanime sul fatto che la mobilità elettrica sia il rimedio più promettente; il punto è cosa fare per diffonderla su larga scala. Per suggerire possibili soluzioni il think tank europeo specializzato in questioni economiche Bruegel ha organizzato il 3 maggio un incontro a Bruxelles dal titolo: “Cleaning up Europe’s transport sector: which strategies?”.

Nel keynote speech dell’evento il CEO e General Manager di Enel Francesco Starace ha sottolineato l’importanza dello sviluppo tecnologico. I due fattori principali che guidano i cambiamenti in atto nel mondo dell’energia stanno indirizzando anche quelli del settore automobilistico. Il più evidente è la digitalizzazione, evidente sul cruscotto di ogni automobile, ma fondamentale anche per allestire e gestire in modo efficiente e flessibile la rete di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici, tanto da trasformarli in strumenti per stabilizzarla quando non sono in movimento. L’altro fattore è l’evoluzione della scienza dei materiali, che li rende sempre più resistenti, duraturi ed economicamente convenienti. Questo vale in particolare per le batterie sempre più efficienti, grazie alle quali i veicoli elettrici nei prossimi anni saranno pienamente competitivi con quelli tradizionali.

Al momento, però, il mercato non è sufficiente da solo a sostenere la crescita dell’e-mobility: servono interventi a livello normativo. Lo ha spiegato Simone Tagliapietra, ricercatore di Bruegel, presentando i risultati del suo studio “Addressing Europe’s Failure to Clean up the Transport Sector”. Finora le azioni politiche non sono mancate, ma hanno scontato la mancanza di coordinamento a livello cittadino, nazionale e comunitario. Per esempio, alcune città hanno stabilito il divieto di circolazione per i veicoli diesel o a benzina entro il 2030 o il 2040, ma sono state azioni isolate e dunque poco efficaci. La prima raccomandazione di Tagliapietra alle istituzioni europee è di incoraggiare iniziative di questo tipo. La seconda riguarda le politiche fiscali, che possono contribuire a indirizzare verso la mobilità sostenibile sia l’industria sia i comportamenti dei consumatori. Infine, l’Unione Europea dovrebbe adottare un piano di finanziamenti in favore della ricerca e dell’innovazione nel campo della mobilità sostenibile: un modo per proteggere l’ambiente ma anche per consolidare e rilanciare la posizione di leadership dell’industria europea a livello globale.

A questi suggerimenti il CEO di Enel ne ha aggiunto un altro: puntare sull’elettrificazione dei mezzi pubblici, che consumano molto e trascorrono sulle strade la maggior parte del tempo. E, soprattutto, fanno parte di flotte in cui il passaggio all’alimentazione elettrica può essere regolamentato più facilmente rispetto ai mezzi privati.

Francesco Starace ha poi concluso con una nota di ottimismo: anche se la transizione verso la mobilità elettrica sarà lenta, ormai è un fenomeno evidente e inarrestabile. Se ne sono accorti anche i grandi marchi: oggi non è più un’eresia immaginare un motore elettrico montato su una Ferrari o su una Harley Davidson.